giovedì 12 febbraio 2009

L’eroica battaglia dei valori (clinici)

Trattatello di controinformazione sul terrore procurato ai reduci delle mangiate natalizie dai referti medici zeppi di numeri misteriosi, ma anche variabili dall’oggi al domani e da laboratorio a laboratorio .

Se dopo le mangiate natalizie vi sentite in colpa per i vostri valori (in senso medico) e vi sottoponete a un test diagnostico, il responso vi arriverà sotto forma di “referto”. Il referto riporta, accanto al nome dell’esame, l’intervallo dei “valori normali” (altrimenti detti “di riferimento”): quelli che delimitano una del tutto presunta normalità che viene invece presentata senza sfumature di sorta come una normalità apodittica, indiscutibile.

Se avete la fortuna di rientrarci, bene, in caso contrario non va bene per niente. Magari non rientrate in quell’intervallo per poco, magari sfiorate il minimo o il massimo, rassegnatevi, un maligno asterisco, accanto al valore, segnalerà implacabile questa vostra scomoda posizione, questo “fatto”. Che c’è, in effetti, di più chiaro e imparziale dei valori normali? Emoglobina e transaminasi, globuli bianchi e piastrine, colesterolo e gammaglobuline, urea e pressione arteriosa e via e via.

I test o esami diagnostici, o almeno, tra questi, le analisi chimico-cliniche (del sangue, delle urine, delle feci, dello sperma), si traducono inesorabilmente in valori che assumono il loro precipuo significato in quanto rientrano o debordano da quelli normali.
Ma il fatto rappresentato dai valori normali non è così “fattuale” quando si tratta di capire come sono stabiliti, chi li stabilisce, come cambiano e in base a cosa cambiano.

A questo proposito, anzi, un fitto mistero circonda i valori normali. Il “fatto”, semplicemente, evapora. Se provate a domandarne qualcosa al vostro medico di fiducia vi sentirete con ogni probabilità rispondere del tutto evasivamente. Forse vi rimanderà a una lontana, vaga, mitica “letteratura”. Sembra di capire che non ci sia una qualche autorità riconosciuta, ovviamente sanitaria, che stabilisce quali sono a un dato momento i valori normali per questo, quello o il tal’altro esame. Sarà così? Vediamo.

Se digitate “valori normali” su Internet servendovi di Google, la prima voce che otterrete è “valori normali in laboratorio”. E giù una sfilza di qualche centinaio di esami, ognuno dei quali accompagnato dal suo proprio intervallo di normalità o, se l’esame non si presta a ciò, con dicotomie del tipo presente/assente.

Sul sito mammaepapa.it un pediatra rispondendo a un genitore in pena afferma che: “Oggi si utilizzano dei valori di riferimento per la glicemia uguali per adulti e bambini”. Seguono valori. Da sottolineare, della risposta, due elementi.
Il primo: i valori di riferimento uguali per adulti e bambini. Formidabile, se ci pensate, è un po’ come dire che il metabolismo non invecchia né si modifica, e che gli organi continuano indisturbati a prestare la propria opera senza perdere colpi, efficienza, funzionalità.

La medicina – ovvio – la pensa esattamente all’opposto, ma quando si riferisce ai valori normali non fa quasi mai distinzione tra bambini adulti e anziani, così da poter fissare valori soglia tanto bassi da includere nella non normalità un bel po’ di persone che, se valutate in rapporto all’età, avrebbero valori del tutto normali.

Il secondo elemento meritevole di considerazione è la precisazione iniziale: “Oggi”. Oggi, dice il pediatra, si usano certi valori di riferimento: una precisazione che sta a indicare che quei valori erano diversi ieri e lo saranno domani. Ma il pediatra non si sogna di specificare, ed è probabile che non lo sappia, perché quei valori cambiano e chi decide in questo senso. Né si può dargli del tutto torto, giacché occorrono delle vere e proprie istruzioni per l’uso per potere anche soltanto accedere all’esoterico mondo dei valori normali.

Prendiamo un libro che contiene queste istruzioni: Valori normali in Medicina” di M. Jakob, Cic edizioni internazionali. Ed ecco le parole con cui viene reclamizzato: “Questo libretto tascabile rappresenta un vademecum utile nella pratica clinica quotidiana. Per renderlo ulteriormente maneggevole abbiamo intenzionalmente omesso la spiegazione minuziosa dei parametri forniti (…). Si rammenti che i valori di riferimento non rappresentano valori assoluti, ma subiscono oscillazioni e variazioni determinate da molteplici fattori: l’uso di reagenti o apparecchiature diverse, ad esempio (…) Non si trascuri mai, quindi, di confrontare i valori normali con quelli in uso presso il laboratorio interno della propria struttura. I progressi della medicina (…) porteranno inevitabilmente ad un aumento del numero dei parametri in uso”.

Fermiamoci qui. Ancora una volta, della genesi di questi valori non è fatto parola, cosicché essi appaiono sempre più misteriosi, arcani, astratti. Non solo, ma la loro spiegazione è “intenzionalmente omessa”, ovviamente “per rendere il libretto maneggevole”.

Non bastasse, si aggiunge che questi valori possono variare da laboratorio a laboratorio. Ma che universo è mai questo dei valori normali, viene da chiedersi? In continuo sobollimento (oggi i valori sono questi, domani si vedrà), senza sapere da cosa deriva questa effervescenza, chi la determina, controlla, impone; già affollato all’inverosimile, eppure niente in confronto a quello che ci aspetta con la moltiplicazione, data per scontata, di test ed esami; ricalibrato localmente in base a reagenti e macchinari che, par di capire, potrebbero sconvolgerne i valori se, come si afferma, non si deve “trascurare mai di confrontare i valori normali con quelli in uso presso il laboratorio interno della propria struttura”.

Ma si può almeno sperare in valori normali di base, per così dire, che prima di venire ricalibrati localmente sono, almeno quelli, uguali per tutti? Scordatevelo.

Prendiamo i primi due siti che su Internet (motore Google) riportano i valori normali degli esami (analisi) chimico-clinici:
- Sito (1) – carloanibaldi.com. Descrizione: Medicina on line. Specificazione: sito certificato da Geneve University Faculty of Medicine;
- Sito (2) – farmacia.it. Descrizione: La via più breve per entrare in farmacia. E prendiamo alcuni esami molto conosciuti. Ecco i risultati.I valori normali di questi come di altri esami non sono uguali nei due siti. Vero che il medico (e il paziente con lui) che avesse richiesto questi esami non avrebbe l’imbarazzo della scelta perché il laboratorio che li esegue riporta una sola serie di valori normali.

Ma proprio qui sta l’arcano: che razza di normalità è quella che può variare con una tale leggerezza dell’essere? E che se è normalità da una parte non lo è dall’altra, e viceversa? E che, conseguentemente, per quel tipo di esami, identifica al tempo stesso un paziente normale e non normale a seconda di quali valori si considerano, tutti normali in sé ma diversi tra di loro e dunque non normali gli uni rispetto agli altri? Che normalità è mai questa? (E meno ancora riferimento, ma riferimento di che?).

Con l’acido folico a 19, quello urico a 8, il colesterolo HDL a 78 e la creatinina a 1,4 il tizio in (1) sarà assediato dalle medicine e dall’ordine tassativo di controllarsi a scadenze periodiche fino a quando quei valori non saranno rientrati nella norma, se mai ci rientreranno.

Con quegli stessi valori un tizio in (2) verrà mandato assolto da ogni obbligo: che se la spassi.

Domanda finale: ma a voi sembra una cosa così rigorosa, scientifica, seria, e dunque da prendersi così sul serio, questa dei valori normali? Vi saltasse in testa di rispondere di sì, aspettate di finire di leggere.

In un lavoro sull’infertilità dell’Istituto superiore di Sanità troviamo un’appendice dal titolo “I valori di riferimento del liquido seminale”.
E leggiamo in proposito che: “In questo contesto i seguenti intervalli di riferimento vengono proposti sulla base dell’esperienza clinica di molti ricercatori che hanno studiato popolazioni di uomini sani e fertili. Dal momento che questi valori non rappresentano i requisiti minimi seminali per ottenere una gravidanza (…) anche uomini con parametri seminali inferiori a quelli riportati in questo manuale possono essere fertili”.

Dal che finalmente si deduce che: punto primo, ognuno si stabilisce i valori normali che vuole (“in base all’esperienza clinica di molti ricercatori” vuol dire né più né meno questo); punto secondo, una volta stabiliti non significano in sé praticamente nulla. Chiaro il concetto?

di Roberto Volpi, da: http://www.ilfoglio.it/ 28 dicembre 2008
FONTE

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